di Beatrice Silenzi

“Gli spietati” è una pellicola  che nel 1992, consente a Clint Eastwood di dirigere e interpretare uno dei suoi capolavori più acclamati.
Un western crepuscolare che si distingue per profondità emotiva, personaggi complessi, narrazione che sfida i cliché del genere.

La trama trasporta lo spettatore nel selvaggio West, in cui un anziano pistolero, William Munny (Clint Eastwood), decide di abbandonare la vita criminale per dedicarsi alla tranquillità della famiglia.
Tuttavia, quando un giovane avventuriero, il Schofield Kid (Jaimz Woolvett), gli offre l’opportunità di partecipare a un ultimo colpo, Munny si ritrova coinvolto in uno scontro sanguinoso contro alcuni uomini senza scrupoli.

Nel suo viaggio, Munny si riunisce con il suo ex partner Ned Logan (Morgan Freeman), e insieme si confrontano con dilemmi morali e brutalità dell’epoca, ma ciò che rende “Gli spietati” un’opera cinematografica straordinaria è la sua capacità di sfidare le convenzioni del genere western.

Eastwood, icona del cinema, decide di approfondire i personaggi, mettendo in discussione l’idea romantica dei pistoleri e mostrandone il lato oscuro e le conseguenze della violenza.
La sua regia è impeccabile, la fotografia coglie l’austerità del paesaggio, le scene d’azione sono crude, realistiche, senza perdere di vista il carattere umano dei personaggi.

La colonna sonora di Lennie Niehaus, infine, si fonde perfettamente con l’atmosfera del film, sottolineando la tensione e la malinconia che permeano ogni scena.